L’indice di riferimento della borsa USA S&P 500 ha perso circa l’1,9% dalla sua ultima chiusura sui massimi del 19 giugno. Mentre i numeri non sembrano allarmanti (l’indice ha messo a segno una performance di +8,8% nel 2017, con i dividendi reinvestiti) il tono nei media finanziari è diventato negativo.
Non esiste mai scarsità di argomenti e di pre-avvertimenti da cui si possa dedurre che una correzione (un calo di almeno -10%) sia alle porte per il mercato azionario americano, o addirittura che un vero e proprio ‘mercato orso’ (un crollo di almeno -20%) è dietro l’angolo, soprattutto dopo più di otto anni di rialzo senza soste, visto che il mercato toro a New York era iniziato nel marzo 2009.
D’altra parte, l’indice S&P 500 (SPX), negli ultimi due anni ha recuperato egregiamente sia da una correzione di -12% (dal 20 luglio al 25 agosto 2015) sia da una correzione di -13% (dal 3 novembre 2015 fino al 11 febbraio 2016).
Comunque, che a Wall Street siano forse tempi di sell, lo indicano svariati fattori. Tra questi la statistica: 40 titoli dell’indice S&P500 hanno già perso -20% e oltre. Quotate sull’ S&P 500 esistono in realtà 505 titoli azionari, in quanto cinque società hanno due classi di azioni comuni nell’indice. Finora nel 2017, hanno registrato rialzi 337 titoli (non inclusi i dividendi reinvestiti), mentre 168 hanno registrato cali.
Tra i perdenti del 2017, 40 hanno appunto perso il 20% o più. Con il prezzo del greggio (West Texas intermediate) in calo -17% quest’anno, si potrebbe pensare che le società del settore energia dominano l’elenco. Ci sono infatti 16 aziende dell’energia tra i 40 titoli. Ci sono anche 13 catene di negozi e grandi magazzini, un segno di quanto lo shopping online stia inesorabilmente rosicchiando quote di mercato ai negozi tradizionali che vendono in strada o nelle mall.
Fonte: MarketWatch