“Ritorna uno sguardo diffidente sul mercato del debito dell’Italia” in quanto “i segnali di un cambio di politica della Bce ravvivano le preoccupazioni su come se la passerà Roma”. È quanto afferma in un’analisi il “Wall Street Journal”, secondo cui “la recente volatilità sul mercato dei titoli ha accresciuto vecchie paure in Europa”, in particolare gli effetti della fine del Quantitative easing sui paesi periferici dell’Eurozona come l’Italia.
Infatti, anche se “per il momento non c’è nessun segno di panico o ragione di allarme”, gli investitori “sono diffidenti perché a un certo punto l’aumento degli yield sui bond italiani corrono il rischio di creare circoli viziosi nell’economia reale attraverso costi più alti”.
Secondo il Wsj, “il rischio reale a breve termine è che” la fine del Qe della Bce “possa cristallizzare le paure sui rischi politici italiani in vista delle elezioni generali”, dove se vincesse il M5S “l’Eurozona piomberebbe in una crisi da cui non c’è via di fuga evidente”.
I rischi però restano anche sul lungo termine, in quanto nonostante le ultime riforme in Italia è “inverosimile” che queste possano far salire le prospettive di crescita a “livelli che rimuoverebbero le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito a lungo termine”.
Per arrivare a questo, infatti, “l’Italia ha bisogno di un governo stabile impegnato a fare le riforme” e “finché non ne trova uno, lo spettro della crisi continuerà a perseguitare l’Italia e l’Eurozona”.