Banche, la Germania si lamenta dell’Italia e l’Ue pensa alla stretta

Il capo del Comitato di risoluzione unico, Elke König, critica il governo sulle banche venete: “Regole più severe sulle liquidazioni”.

Berlino attacca, Bruxelles esegue. Ancora una volta sono le banche protagoniste del braccio di ferro tra la Germania e le regole europee, sfida nella quale quasi sempre prevale l’egemonia tedesca sulle istituzioni continentali. E non a caso alla guida del Comitato di risoluzione unico Ue c’è Elke König, ex capo dell’autorità di Vigilanza tedesca sugli istituti di credito.

König, per capirci, è la persona che può attivare la temutissima procedura di Bail-in contro un Paese membro dell’Unione europea. In un’intervista al Financial Times, ha detto che i tempi sono maturi per un giro di vite molto più rigoroso sulla possibilità che i singoli governi pompino denaro nelle banche in stato crisi o sull’orlo del fallimento. E come esempio, anche se è calzante, ha messo nel mirino l’Italia con Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza, criticando l’iniezione di circa 17 miliardi di euro da parte di Palazzo Chigi. Meglio lasciare al proprio destino certe realtà, anche se fosse quello di un fallimento annunciato.

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Pur riconoscendo che le norme 2013 della Commissione Ue sono ormai obsolete, ha sposato la denuncia di Berlino sul fatto che le linee guida invocate dall’Italia “richiedono che gli azionisti e i creditori junior vengano esclusi prima che possano essere utilizzati i soldi dei contribuenti, salvando però i creditori Senior”. Per König queste sono “scappatoie” che consentono ai governi di aggirare un principio Ue adottato dopo la crisi economica e finanziaria. “Dobbiamo evitare che si immettano incentivi sbagliati nel sistema – ha detto la numero uno del Comitato di risoluzione unico -, è giunto il momento di affrontare questo problema”.

Finora la Commissione europea ha resistito alle sollecitazioni dei leader politici dei Paesi membri per un aggiornamento delle norme, trincerandosi dietro il più classico dei classici: le misure hanno funzionato bene durante la crisi. Ma la pressione ormai sta diventando insostenibile e a dare un altro colpo al muro di Bruxelles ci ha pensato proprio König, per la quale “è un punto di vista ragionevole, quello della Commissione, che non vuole rivedere nell’immediato le norme, visto che recentemente sono state utilizzate per sostenere le decisioni chiave in materia di aiuti di Stato in Italia”, ma “credo che sia d’accordo sul fatto che ci deve essere un momento in cui deve esserci questo cambiamento. D’altronde non ho sentito dire a nessuno che le norme sono intoccabili”.

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L’economista vuole rendere il sistema “più rigoroso”, ma senza legare le mani dell’Ue davanti ai casi di fallimenti bancari, soprattutto se si tratta di istituti di credito di sistema.

Magari il pensiero di König sarà andato anche alle banche, che vivono da anni in un limbo tutto particolare: la crisi c’è, ma non si vede. Eppure le perdite potrebbero essere potenzialmente catastrofiche per tutta l’Europa. Meglio lasciare uno spiraglio aperto, dunque. O, per dirla alla maniera di König, “sono la prima a dire non chiudere le porte, se prima non si è sicuri di avere le chiavi per riaprirla”. Ciò, tradotto, significa “lasciare un certo margine di manovra ai governi per immettere liquidità” nelle loro banche.

L’esempio è quello del settore commerciale: “Come accade con le imprese, se c’è un fallimento si può prendere in considerazione l’istituto delle ‘garanzie di liquidità’ – ha spiegato la guida del Comitato di risoluzione unico -. Non escludiamo proprio tutto, anche solo per evitare spiacevoli contrattempi”.

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1 commento

  1.   

    Ed ha ragione la Elke König, a cosa serve la BRRD, se poi non la si applica nemmeno su due banche non sistemiche come le venete. La scelta del nostro governo è stata invece quella di massimizzare la perdita per il contribuente. Vedremo in seguito quanto e quando si recupererà dagli attivi “problematici”, in molti casi garantiti quando va bene da piccoli immobili ed in ogni caso dubito che sarà un successo come il 90% recuperati del valore nominale dalla SGA (risanamento Banco di Napoli). Come non credo sarà recuperato molto dalle azioni di responsabilità per gli ex vertici delle due banche.