Easyjet lascia Londra e trasloca a Vienna. A un anno dal referendum con il quale i cittadini britannici hanno deciso di lasciare l’ Unione europea, la cosiddetta Brexit, la compagnia low cost inglese ha deciso di trasferirsi nel continente la scelta è caduta su Vienna – per mantenere lo «status» europeo e dare continuità alla propria attività.
Solo le compagnie dell’Ue, infatti, possono godere del diritto di collegare aeroporti di tutta Europa in regime di totale libertà; le compagnie extracomunitarie devono, al contrario, negoziare singolarmente i diritti di volo con i singoli Paesi (i cosiddetti «accordi bilaterali»). La gran parte dell’ attività di Easyjet si svolge all’ interno del Continente.
Perdere i diritti di volo sarebbe, per la compagnia, un autentico disastro, anche perché il trasporto aereo commerciale è uno dei settori con normative internazionali più rigide.
Ora la decisione è presa. Easyjet creerà Easyjet Europe, compagnia basata a Vienna e a tutti gli effetti di diritto europeo. Lo scopo è appunto mantenere intatti i certificati di volo per collegare liberamente tutti i Paesi europei.
La compagnia rende noto che «il processo di accreditamento è in corso e speriamo di ricevere l’ Aoc (il certificato di volo, ndr) a breve». Le autorità austriache, a loro volta, assicurano che «la documentazione è in corso di esame e presto sarà presa una decisione»; sulla quale non dovrebbero esserci dubbi.
Perché proprio l’ Austria, Vienna? Risulta che la compagnia britannica abbia fatto un’ approfondita indagine sul Paese di approdo più conveniente. La scelta assicura Easyjet – è caduta sull’ Austria per la sua rigorosa attuazione delle norme europee sulla sicurezza e per il fatto che il Paese ha una esperienza aeronautica di prim’ ordine, legata al rapporto operativo con tutte le più grandi compagnie.
Non si sa se l’ Austria abbia offerto un’ accoglienza in qualche modo privilegiata a Easyjet, che creerà posti di lavoro a Vienna e significative attività nell’ indotto. Certo è che «la qualità del Paese ha vinto la concorrenza di altri 27 Paesi europei», come dice Easyjet, smentendo ufficialmente che si tratti di «dumping fiscale». «Ha vinto il migliore, non il più economico». La compagnia registerà nuovamente, entro marzo 2019, 110 aerei con il nuovo certificato europeo.
Tuttavia restano alcuni dubbi. Il principale è il seguente: secondo le norme, se una compagnia europea è in maggioranza posseduta da una realtà extraeuropea, la prima perde (semplifichiamo) i diritti di volo in Europa. Proprio per questo l’ ingresso di Etihad in Alitalia fu limitato al 49%. Ora, la Easyjet di diritto austriaco resta posseduta (è da ritenere al 100%) dalla casa madre inglese. Ma sarebbe nuovamente un caso di compagnia europea controllata da compagnia extraeuropea. E dunque?
Nemmeno gli esperti interpellati riescono a dare una risposta chiara. Si fa tuttavia notare che esistono delle «zone grigie» nelle quali si può annidare maggior disponibilità europea verso vettori continentali rispetto, per esempio, a vettori arabi. Un sicuro escamotage riguarderà la quantità e la qualità delle attività spostate da Londra a Vienna: se cioè Easyjet riuscirà a dimostrare che la «sede principale» sarà quella viennese; se da lì partiranno davvero le decisioni strategiche del gruppo.
Ricordiamo che Easyjet nel 2016 è stata la quinta compagnia europea e la seconda low cost dopo Ryanair; ha trasportato 73,1 milioni di passeggeri, fatturato 5,372 miliardi di euro, con un utile di 491 milioni. La sua flotta è composta da 270 aerei, le destinazioni servite sono 134 in 31 Paesi.
Fonte: Il Giornale