Steve Bannon licenziato o auto-dimesso, in ogni caso fuori dalla Casa Bianca. Il controverso personaggio che ha portato Donald Trump alla vittoria alle elezioni di novembre annuncia a @ABC che non e’ piu’ White House Chief Strategist. La notizia appena confermata dai media Usa e poi dalla stessa amministrazione con una nota: “Il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e Steve Bannon hanno convenuto di comune accordo che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno per Steve. Siamo grati per il suo servizio e gli auguriamo il meglio”, si legge in un comunicato della portavoce Sarah Huckabee Sanders.
Una persona vicina a Bannon avrebbe detto al New York Times che la ‘separazione’ da Trump sarebbe stata decisa dallo stratega, che avrebbe rassegnato le proprie dimissioni due settimane. L’annuncio sarebbe stato rimandato a causa delle violenze avvenute a Charlottesville.
Bannon, voce dell’estrema destra suprematista e filo-Nazi, ha contribuito in modo decisivo alla vittoria elettorale dell’ex palazzinaro e Apprentice in Chief, ma è sempre stato in forte contrasto con molti funzionari della Casa Bianca e soprattutto, di recente, con il nuovo Chief of Staff, il Generale John Kelly, l’unico che al momento garantisce che l’anarchia non prenda il sopravvento a Washington. Bannon torna a gestire il suo ex sito Breitbart, destinato a diventare il nuovo polo dell’ideologia populista, suprematista e di estrema destra.
Trump sospettava che il suo consigliere fosse l’autore delle numerose fughe di notizie che hanno imbarazzato l’amministrazione e complicato il lavoro a 1600 Pennsylvania Avenue. In appena 7 mesi la nuova amministrazione ha visto dimessi o dimissionati 7 alti funzionari e molti personaggi minori. Mai si era visto tanto caos e mancanza di guida, al vertice degli Stati Uniti.
Ecco un articolo pubblicato da Wsi.co il 14 novembre 2016, dal titolo
Con Trump ultra-destra e nazi alla Casa Bianca. Bannon ‘strategist’ sdogana Ku Klux Klan e suprematisti bianchi
Un ultrafalco di estrema destra e una colomba nella nuova Casa Bianca. Donald Trump inizia a formare la squadra che lo affiancherà dal 20 gennaio 2017 e sceglie il fedelissimo Stephen Bannon come stratega e il moderato Reince Priebus come capo di Gabinetto. Sul fronte dell’immigrazione, il neo presidente ammorbidisce la posizione (espellerà “3 milioni di clandestini” con precedenti penali) ma insiste che vuole costruire “il muro” lungo la frontiera con il Messico.
CHI E’ IL MODERATO REINCE PRIEBUS, CAPO DI GABINETTO
In un’ottica pragmatica e concreta da futuro inquilino della Casa Bianca, Trump ha iniziato a comporre la sua squadra di governo partendo dall’incarico più importante: il capo di gabinetto (di fatto una sorta di premier/coordinatore della sua amministrazione) sarà Reince Priebus, attuale presidente del partito repubblicano, sin dalla prima ora tra i pochissimi esponenti del Grand Old Party (Gop) non ostili a Trump: è stato un ponte con l’establishment e il partito quando si era creata una frattura tra i vertici e la sua campagna elettorale. Fu lui a organizzare l’incontro pacificatore con lo Speaker della Camera, Paul Ryan. Priebus è uomo considerato moderato, molto più dell’altro in corsa, Stephen Bannon.
CHI E’ STEPHEN BANNON, IL ‘CAPO STRATEGA’
Bannon, ex patron del sito conservatore Breitbart, ex capo della campagna elettorale, sarà “capo stratega e consigliere anziano” della Casa Bianca, una carica inventata appositamente per lui. Bannon ha guidato per 4 anni, dopo la morte del suo fondatore, Andrew Breitbart, il sito populista facendone l’orgoglioso portavoce, lo ha detto lui stesso, “della “piattaforma di alt-right”, una piccola ma rumorosa frangia legata all’ideologia della destra radicale, suprematista e anti-semita, in molti casi vicina al KKK (Ku Klux Klan).
Sotto la guida di Bannon, il sito, già dai tratti fortemente conservatori, ha virato ulteriormente a destra, portando all’esterno voci suprematiste, teorici della cospirazione anti-Obama, l’allarmismo xenofobo. Al timone di Breitbart, Bannon ha costruito le sue credenziali conservatrici con una serie di documentari: Generation Zero, che ascrive la crisi finanziaria a “decenni di cambiamenti sociali”, la biografia di Michelle Bachmann ‘Fire from the Heartland”, oltre al suo documentario sull’ex governatore dell’Alaska, “The Undefeated”, ‘l’imbattuta’.
L’ultra-destra entra nello staff di Trump
Bannon è anche considerato l’uomo che si è ‘inventato’ la conferenza stampa a sorpresa, con cui Trump fece precedere uno dei dibattiti tv contro Hillary Clinton: il magnate repubblicano attorniato dalle donne accusatrici di Bill. Ma contro di lui ha giocato il fatto che quando era ancora a capo del sito Breitbart ha attaccato più volte e duramente il presidente della Camera, Paul Ryan, fin quasi all’ultimo ostile a Trump.
Trump che ora – anche se gode della maggioranza sia alla Camera che al Senato – con Ryan dovrà andarci d’accordo. Per questo ha vinto Priebus, che tra gli altri incarichi avrà quello importantissimo di ‘ufficiale di collegamento’ tra la Casa Bianca e il Congresso, perché “è apprezzato al Campidoglio. Ha un grande rapporto con Ryan. E’ popolare al Senato ma non è un vero membro della ‘camarilla’ di Washington”, aspetto quest’ultimo gradito a Trump.Da ultimo Priebus l’ha anche spuntata perché è riuscito a conquistare i figli di Trump: Donald jr, Eric e Ivanka, che irritualmente fanno parte del transition team.
Trump rinuncia a stipendio da presidente
TRUMP, VIA I CLANDESTINI CON PRECEDENTI
Il presidente eletto ha ribadito che caccerà dagli Stati Uniti tre milioni di migranti non appena si sarà insediato alla Casa Bianca, ma ha specificato che saranno “i criminali, o pregiudicati, membri di gang, trafficanti di droga. Saranno due milioni di persone, forse tre: li cacceremo dal Paese o li metteremo in carcere”. Una posizione più soft dunque di quella sventolata in campagna elettorale di cacciare 11 milioni di migranti irregolari. Per recuperare in parte il sostegno dei latinos (gli immigrati ispanici o i discendenti di coloro che provengono dal Messico e dagli altri Paesi del centro e sud America) Trump ha poi in parte corretto il tiro. Una volta rafforzata la frontiera con il Messico “sarà presa una decisione” sul destino dei migranti non criminali ma illegali. “E’ gente fantastica”, ha detto, dimenticando di non aver fatto distinzioni sui precedenti penali nel corso della recente campagna elettorale. In ogni caso Trump ha ribadito la necessità di un muro ma ha anche ammesso che lungo i 3.000 km di frontiera con il Messico questo non sarà sempre tecnicamente realizzabile. “Per alcune aree servirà uno steccato; per altre, il muro. In queste cose sono bravo, si tratta di edilizia”, ha aggiunto ricordando la fortuna accumulata nella carriera di costruttore. (AGI)
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La comunità ebraica e quella musulmana in Usa protestano contro la nomina di Steve Bannon come chief strategist di Trump: «È una scelta che rende l’appello all’unità una presa in giro», afferma il Council on American-Islamic relations. L’accusa a Bannon è quella di aver trasformato il suo sito Breibart in uno strumento di «propaganda etnica e di nazionalismo bianco», con posizioni «razziste» e, aggiungono gli ebrei, «antisemite». «Bannon deve andare via – attacca infatti anche l’Anti-Defamation League – se Trump vuole davvero essere il presidente di tutti».
Donald Trump difende la nomina: «Chi lo critica – ha detto la portavoce del tycoon, Kellyanne Conway – dovrebbe andare a guardare il suo curriculum. Bannon è uno stratega brillante, e con Reince Priebus sta facendo sacrifici enormi per servire il presidente».
«Non bisogna edulcorare la realtà. E la realtà è che un nazionalista bianco è stato nominato capo stratega dell’amministrazione Trump», afferma Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera dei Rappresentanti. Anche per il leader della minoranza al Senato, Harry Reid, la nomina di Bannon «è un chiaro segnale che i bianchi suprematisti saranno rappresentati al massimo livello nella Casa Bianca di Trump».
Bannon, che tra le altre cose sarebbe stato accusato dall’ex moglie di averla picchiata gridando insulti antisemiti perché lei voleva mandare i figli in una scuola frequentata da famiglie ebraiche, sostiene però di «non avere nulla contro gli ebrei».
Intanto, per Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump, si profila un possibile ruolo nella Casa Bianca. Lo riporta l’Associated Press, sottolineando che Kushner sarebbe indeciso sull’accettare o meno una posizione. Kushner ha accompagnato il presidente eletto nella visita alla Casa Bianca e si è intrattenuto con il capo dello staff di Barack Obama. Kushner, che ha svolto in ruolo di primo piano nel corso della campagna elettorale, è stato coinvolto nelle prime decisioni di Trump, fra le quali la nomina di Reince Priebus come capo staff.
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George Soros organizza la resistenza anti-Trump. Il miliardario filantropo e altri paperoni liberal che hanno inondato con milioni la campagna elettorale di Hillary Clinton si riuniscono in una tre giorni a porte chiuse per valutare le strade con cui combattere Donald Trump. L’incontro e’ sponsorizzato dal club dei finanziatori Democracy Alliance, e include la partecipazione di alcuni politici di spicco, da Nancy Pelosi alla senatrice Elizabeth Warren.
aggiornamento
BANNON: “GOVERNEREMO 50 ANNI”
Se Donald Trump manterrà gli impegni, il suo team potrà “governare l’America per 50 anni”: ne è convinto il suo capo stratega, Steve Bannon, il controverso ex giornalista del sito di estrema destra Breitbart, che in un’intervista all’Hollywood Reporter ha anche fatto un elogio dell’oscurità: “L’oscurità è una cosa buona, Dick Cheney, Darth Fener, Satana. Questo è il potere. Ci aiuta quando loro non vedono, quando sono ciechi rispetto a chi siamo e cosa facciamo”, ha risposto a una domanda sul nuovo presidente eletto che viene visto come “il buco nero più nero” agli occhi di media, democratici e benpensanti.
“I globalisti hanno distrutto la Middle class americana e creato una classe media in Asia”, ha affermato Bannon, “ora la questione è che gli americani non devono essere piu’ fregati. Se la Casa Bianca di Trump ci riesce, avremo il 60% dei voti dei bianchi e il 40% degli afroamericani degli ispanici e governeremo per 50 anni”. “E’ quello che i democratici non hanno capito”, ha insistito il 63enne ‘chief strategist‘, “parlavano con gente con società che fatturano 9 miliardi e danno lavoro a 9 persone, non è la realtà, hanno perso di vista cos’è il mondo”.
L’ex giornalista di Breitbart ha anche respinto l’accusa di essere un “nazionalista bianco”: “Sono un nazionalista“, ha osservato, ma “sono un nazionalista economico”. Quanto ai repubblicani, ha fatto capire che Trump si vuole affrancare dal partito e da quell’establishment che non lo ha mai amato: “Come fu con il populismo di Andrew Jackson (settimo presidente Usa che nell’800 ruppe l’oligopolio delle elite di proprietari terrieri e intellettuali ma favorì anche stragi di tribù indiane, ndr), costruiremo un movimento politico completamente nuovo, che si basa tutto sui posti di lavoro e faremo ammattire i conservatori, io sono quello che vuole un piano da 3mila miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali”.
“Sarà più grande della rivoluzione reaganiana, conservatori e populisti in un movimento economico nazionalista”.
Trump licenzia il n.2 della Casa Bianca, l’estremista Bannon
ronin
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Nel totale silenzio della stampa italiana, Chris Wray è confermato nuovo capo dell’FBI: adesso son tutti c…. vostri!
agosto 3, 2017
https://scenarieconomici.it/wrayconfirmed-renzi-end/
Eh eh… immaginate il francesismo. C. Wray prende finalmente in carico la direzione dell’FBI ossia tutte le inchieste bloccate da mesi se non da anni inerenti a pedofilia globale, fondazione Clinton e corruttele transazionali stile Dieselgate troveranno nuova linfa.
In particolare le indagini sui due primi filoni – pedofilia e fondazione Clinton – sembrano promettere sviluppi epocali. Come ben sapete il sistema del check and balance tipico del mondo anglosassone evita di accentrare troppo potere in mano ad un singolo soggetto; il risultato è che per procedere con un’indagine federale prima l’FBI deve istruire la causa, indagare. Poi presenta le risultanze al Dipartimento di Giustizia (DoJ) che decide se procedere oltre. In assenza di uno solo dei due passaggi il processo – rinvio a giudizio – non avviene.
Dunque, Obama prima di lasciare aveva disseminato ostacoli, rallentando il cambio delle gerarchie, sia lato FBZi (Comey, McCabe, …) che DoJ (Lynch, Yates, …). Oggi, 6 mesi dopo il giuramento di Trump, inizia il nuovo corso: J. Sessions al DoJ e C. Wray all’FBI non avranno più remore politiche ad indagare eventuali abusi, solo perché coinvolgono pezzi dell’establishment che conta. Aggiungiamoci un militare tutto di un pezzo a capo del governo USA – gen. Kelly, Chief of Staff della Casa Bianca – e capiamo che da oggi inizia il vero cambiamento trumpiano. In effetti la rete globalista ha tentato di fermare Trump in tutte le maniere, sembra non riuscendoci. Vedremo, certamente per quello che vi dirò oltre, la vita di Trump resta a serio rischio.
…
ecc…
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ronin
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In America ti pagano per protestare contro Trump
http://micidial.it/2017/08/in-america-ti-pagano-per-protestare-contro-trump/
Succede solo in #America – Se solo penso a tutte le manifestazioni di piazza a cui ho partecipato senza ricevere il becco di un quattrino mi vien su una rabbia.. Eppure la cosa è fattibile, e in America pare sia stata realizzzata tramite annuncio di lavoro rivolto ad attori diposti a manifestare a pagamento. C’è chi parla di fake news e non c’è modo di avere certezza che la notizia non sia stata divulgata ad arte, ma finora nessuno si è scandalizzato più di tanto per l’uscita della notizia e non siamo di certo in campagna elettorale per un posto da Presidente della Repubblica. Dunque, la notizia è piuttosto credibile. L’ha appena twittata il giovane attivista repubblicano Charlie Kirck.
Per inciso, val la pena di ricordare che Charlie Kirck è il fondatore e direttore esecutivo del Turning Point USA, un movimento nazionale studentesco molto noto e presente sui più grandi media nazionali. Kirck è un iperliberista a favore del libero mercato e, solo in quanto tale, sinceramente, poco affidabile. Ma l’immagine che accompagna il teeeet è piuttosto chiara: si tratta infatti dello screenning di un annuncio di Craiglist, il più famoso portale di ricerca lavoro d’America, una specie di Qui c’è d’Oltreoceano.
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Secono l’annuncio, si potevano guadagnare 50 dollari per protestare al Centro Convegni di Phoenix, in Arizona, contro il Presidente Trump in visita poche ore fa.
Se fosse vero che alcuni manifestanti hanno partecipato con queste modalità (cioè come figuranti di un film) forse non è stato per loro un grande affare, nonostante i 50 dollaroni. Poche ore fa, infatti, la Cnn ha annunciato che contro i manifestanti sono stati usati lacrimogeni e che gli elicotteri hanno circondato l’area. La tensione in Usa è altissima, specialmente dopo la marcia dei suprematisti bianchi in Virginia e la fuoriuscita di queste notizie non fa che confermarlo. Il punto però è un altro: che credibilità può avere ormai questo Paese?
L’altra sera mi sono guardato il film…………………………….
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robyuan
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peter pan
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Penso lo leggerò anch’io, forse, vediamo, ma mai dopo pranzo o cena.