La Banca centrale europea da oltre 2 anni pompa stimoli nell’economia dell’Eurozona, in virtù delle misure di quantitative easing decise dai vertici della Bce, che avevano promesso di “reinvestire” nel mercato del debito i guadagni maturati dalle obbligazioni. Senza parlare del dibattito sul “dimagrimento” dei cosiddetti mercati dominanti “congiunturali”, a cui adranno sempre più rimborsi obbligazionari nei prossimi anni, aumentando così il “reinvestimento”.
Però, sorpresa sorpresa (si fa per dire), secondo un’analisi condotta da Nordea, e pubblicata dal Financial Times, queste misure “silenti” della Bce avranno un principio beneficiario: la Germania.
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Con la riduzione del debito a due anni avvenuto nel marzo 2015, il primo dei rimborsi dovuti a Berlino è stato consegnato all’inizio del 2017 e sarà incrementato costantemente nei mesi a venire. Nordea ha calcolato che i flussi di reinvestimento raggiungeranno quota 120 miliardi nel 2018, e di questi circa 42 miliardi saranno pompati nel mercato dei Bund tedeschi. Si tratta di ben un terzo dei flussi totali.
E se da un lato queste cifre non dovrebbero sorprendere, perché la Germania resta comunque la più grande economia dell’Eurozona, ricevendo così la quota più elevata di acquisto di obbligazioni da parte della Bce regolate dal “capital key”, dall’altro i costi per il prestito tedesco hanno fatto registrare tassi mlto bassi, in quanto la Banca centrale ha avuto una presenza sovradimensionata nei mercati del debito dell’Eurozona. I numeri di Nordea mostrano che la Bce, dal marzo 2015 a dicembre 2017, in totale avrà comprato 450 miliardi di euro di obbligazioni tedesche. Sorprendentemente, una cifra quasi pari ai 471 miliardi di euro emessi dall’ufficio del debito tedesco durante lo stesso periodo.
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Eppure l’establishment economico di Berlino non ha mai fatto mancare di senitre proprie le lamentele, nonostante il periodo di azione del quantitative easing abbia coinciso in Germania con i tassi di disoccupazione bassi e con una crescita economica costantemente robusta. L’economia tedesca, infatti, ha sofferto soltanto per una piccola parte della fase di recessione economica avvenuta dalla metà del 2009.
E l’Italia? Secondo Nordea l’impatto sulle obbligazioni italiane sarà di circa 20 miliardi di euro, poco meno della metà di quello tedesco. “Il flusso di reinvestimento sosterrà i player più importanti, come la Germania e i Paesi Bassi, e non l’Italia (anche se era in cima alla lista dei desideri di Mario Draghi)”, prevede Piet Philip Christiansen, rates strategist di Nordea. Eh sì, Angela Merkel è proprio cambiata…