Bruno Le Maire: si tratta dello “strappo” più vistoso nel senso della ricomposizione politica voluta dal neo-presidente francese: dirigente dei Republicains, neogollista da sempre.
Emmanuel Macron spariglia le carte sui ministeri economici e al tempo stesso cerca di destrutturare la destra gollista. Ha nominato un tandem di esponenti che fanno riferimento proprio a quell’area, Bruno Le Maire – già ministro dell’Agricoltura sotto la presidenza Sarkozy – titolare dell’Economia, lo stesso dicastero diretto da Macron; assieme a Gérald Darmanin, portavoce sempre di Sarkozy nominato ministro “dell’Azione e dei conti pubblici”, nel governo guidato dal premier Eduard Philippe.
Non è ancora ufficializzato chi andrà a sostituire l’ormai ex ministro delle Finanze Michel Sapin alle riunioni di Eurogruppo e Ecofin, anche se probabilmente questo compito spetterà a Le Maire. Interpellati sulla questione, dal ministero francese hanno precisato che la questione verrà definita con l’attribuzione delle deleghe, attese entro oggi.
Intanto la velocità con cui si sta muovendo il nuovo inquilino dell’Eliseo lascia pensare che sarà tutto regolato in tempo per l’Eurogruppo di lunedì, che peraltro sarà una riunione non di routine dato che l’obiettivo, almeno della Commissione europea, è che assieme alla ratifica degli ultimi accordi sulla Grecia si trovi una intesa anche su un ulteriore aspetto chiave: l’alleggerimento del debito greco. Misura che è il presupposto al ritorno del Fondo monetario internazionale alla partecipazione agli aiuti.
Ma la missione che Macron affida ai due ministri è ben più intricata e rilevante del caso Grecia: potenziare la crescita della Francia mentre al tempo stesso si procede a riforme strutturali dell’economia. Tenendo presente che Macron, che vuole riformare anche l’Ue e le sue regole, formalmente ha detto di voler rispettare anche i dettami del Patto di stabilità e di crescita e quindi non dovrebbe avventurarsi in derapate espansive del deficit.
Le Maire, classe 1969, appassionato di letteratura e di Marcel Proust, quattro bambini con una moglie pittrice e artista, è un esponente dell’Ump con cui ha ricoperto diverse cariche di governo, tra cui quella di ministro degli Affari europei. Ma ha iniziato la sua carriera come diplomatico dopo essere uscito dall’Ena, l’università francese specializzata nella Pa.
Subito espulso dai Républicains (cosa di cui si è lamentato anche se questi ultimi hanno replicato che non si tratta di una espulsione ma di una autoesclusione da parte di coloro che entrano nel governo Macron), al suo primo intervento ha usato un termine chiave del gollismo: “grandeur”. La Francia, ha detto Le maire “si attende da noi un impegno totale, per ritrovare la nostra dignità e la nostra grandezza”.
Il giovane (34 anni) Darmanin è invece un politico di professione, la cui famiglia proviene dall’Algeria. Il fatto che sia stato portavoce di Nicolas Sarkozy, peraltro proprio nella recente fase del (fallito) tentativo di rilancio, testimonia di come Macron si trovi di fronte praterie nel reclutare esponenti di rilievo sia a destra che a sinistra. In questo modo destrutturando ulteriormente i partiti tradizionali in vista delle elezioni parlamentari di giugno. Sostenitore del dialogo della piena integrazione degli islamici (uno dei suoi nonni era forse islamico, ma l’altro era un ebreo maltese) in Francia è molto attivo nelle relazioni con le classi popolari.
Alla sua prima dichiarazione ha voluto porre enfasi a quello che ha chiamato “attaccamento alla funzione pubblica” il cui personale rappresenta “l’ossatura della République. Non c’è altra ricchezza – ha concluso – se non quella umana”.
Con una certa vena polemica, il quotidiano la tribune nota come nessuno dei due abbia una qualche esperienza di lavoro nelle imprese. E sarà forse un gap da colmare in qualche modo visto che il rilancio del dinamismo economico difficilmente si potrà operare senza intervenire sul tessuto produttivi privato. (Askanews)
ronin
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popolarità 1604
per chi capisce il francese
VOTRE NOUVEAU PRÉSIDENT (celui qui parle CASH) – Jean Kultaraz
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Conférence où le nouveau chef d’État Jean Kultaraz (le Président qui parle CASH) s’exprime sur sa victoire à l’élection présidentielle.