Da un paio di anni la Germania attacca regolarmente il presidente della Bce, Mario Draghi, per la sua “dissennata” politica monetaria. L’allentamento quantitativo (QE) che ha inondato di liquidita’ l’Europa, tramite l’acquisto da parte della Bce di 80 miliardi di euro al mese di bond e altri titoli, per ridare ossigeno all’asfittica economia europea, non e’ mai andato a genio ai tedeschi.
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Anche il n.2 della Bce, Hans Weidmann, che e’ soprattutto presidente della Bundesbank e candidato ombra alla successione di Draghi, non ha mancato di crititicare diverse volte e aspramente l’italiano ex manager di Goldman Sachs, con toni molto duri e senza appello. Tuttavia oggi sono scesi in campo il politici, piu’ che i banchieri tedeschi.
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Parecchi esponenti della Csu, alleata del partito Cdu della cancelliera Angela Merkel, hanno chiesto che il successore di Mario Draghi, presidente della Bce, debba essere un tedesco. Ma il ministero delle Finanze della Germania ha reagito con cautela alla richiesta. “La carica di Draghi scade nel novembre 2019. Quindi la questione di un successore non si pone attualmente”, ha affermato un portavoce del Ministero, che non ha voluto fornire ulteriori indicazioni.
Parlando al quotidiano popolare ‘Bild’, Hans-Peter Friedrich, vicepresidente della Csu, aveva chiesto che “il prossimo presidente della Bce sia un tedesco, impegnato a mantenere la tradizione di stabilita’ monetaria della Bundesbank tedesca”. Un’opinione, afferma il giornale, condivisa anche da Hans-Peter Uhl, membro della Commissione esteri del Governo, per il quale “non possiamo piu’ permetterci un altro Draghi. Abbiamo bisogno in futuro di un tedesco esperto di finanza a capo della Bce”, ha spiegato alla Bild Markus Soeder, ministro delle finanze del Land della Baviera.
Draghi per il momento puo’ stare tranquillo. Ma sente il fiato sul collo, coi tedeschi alle costole, come mai prima.
di Cesare Mais