Si è aggravata nel corso della notte la caduta a precipizio della sterlina britannica, finita fin sotto quota 1,28 sul dollari, a nuovi minimi da oltre 31 anni a questa parte, e solo all’avvicinarsi dell’apetura dei mercati europei si è visto un tentativo di stabilizzazione. In mattinata il British pound ritraccia moderatamente a 1,2916 dollari, dopo un minimo a 1,2788, ma resta lontano dall’1,30-1,31 attorno a cui fluttuava ieri in serata. Nel frattempo, dopo i cali di ieri alla Borsa di Londra l’indice Ftse 100 ha aperto di nuovo al ribasso, con un moderato meno 0,23 per cento. Ad innescare quest’ultimo scivolone successivo al voto Brexit sembrano esser stati i segnali allarmanti che giungono da un settore molto delicato della finanza britannica: i fondi immobiliari. Tre dei maggiori player del settore, Aviva, Standard Life e M&G Investment hanno bloccato la possibilità di ritirare le proprie quote agli investitori al dettaglio, mentre si teme che sul comparto si scateni una corsa agli sportelli i cui esiti sarebbero imprevedibili.
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La Brexit ha complicato maledettamente le cose per l’economia del Regno Unito. L’impatto del referendum che ha sancito di fatto l’uscita dall’Unione europea non poteva non avere ripercussioni anche sullo sviluppo e la finanza, infatti la sterlina è ai minimi storici di scambio col dollaro da 31 anni a questa parte. Troppo per restare fermi.
Così Sajid Javid, ministro del Commercio, equiparabile al nostro ministro dello Sviluppo economico ma con deleghe ben più pesanti, ha avanzato la proposta di introdurre sgravi fiscali per promuovere la ricerca e gli investimenti delle aziende. Una misura che nelle intenzioni del governo britannico dovrebbe ridurre il deficit per stimolare la crescita delle imprese.
A rispondere all’appello è stato immediatamente il ministro delle Finanze, George Osborne, il quale prevede abbassare le tasse sulle società della Gran Bretagna al di sotto del 15% per cento, rinunciando così all’obiettivo di trasformare il deficit di bilancio della Gb in avanzo entro il 2020.
Tra i due l’approccio più “soft” è evidentemente quello di Javid, secondo cui l’Esecutivo dovrebbe raddoppiare i crediti d’imposta per la ricerca e lo sviluppo, esentare i nuovi impianti e i macchinari dai tributi e aumentare l’indennità di investimento annuale. Inoltre, la soglia entro la quale i cittadini dovrebbero pagare l’imposta sul reddito dovrebbe aumentare di almeno 1.000 sterline.
Intanto, il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, dice di attendere che la Banca centrale fornisca ulteriori stimoli monetari durante l’estate. Martedì scorso, infatti, la BoE ha abbassato l’obbligo per le banche di accantonare risorse per coprire le perdite.
Il problema è rappresentato dal tempo che rimane a Osborne e Javid per completare il proprio lavoro e trasformare le proposte in atti legislativi. Il primo ministro dimissionario David Cameron ha detto che formalizzerà la fine del suo incarico entro il mese settembre, mentre i conservatori sono vicini alla scelta di un nuovo leader.