Giornata romana per i vertici del Movimento 5 Stelle: Davide Casaleggio è a Palazzo Madama dove sta incontrando i senatori pentastellati, in piccoli gruppi, su temi specifici del programma. Beppe Grillo, invece, si trova all’Hotel Forum, nel quartiere Monti, l’albergo dove soggiorna abitualmente quando è a Roma.
Nel tardo pomeriggio Grillo potrebbe incontrare in Campidoglio la sindaca di Roma Virginia Raggi. La questione dello Stadio della Roma è tra i nodi sul tavolo. Intanto il Movimento 5 Stelle è tornato a chiedere elezioni anticipate. Con un post pubblicato questa mattina sul blog di Beppe Grillo chiede di andare al voto a giugno “approvando la proposta del M5s per la legge elettorale a marzo e ad aprile sciogliere le camere”.
Sondaggi elettorali: effetto Raggi, il caos a Roma pesa sul Movimento 5 Stelle
E avverte: “Se andate oltre (con le vostre beghe, con un premier invisibile, per prendervi la pensione) gli elettori se lo ricorderanno”. “La pazienza degli italiani – sottolineano i pentastellati – ha un limite: il limite è settembre, quando i parlamentari, dopo tutta questa farsa, si intascheranno finalmente la pensione. A quel punto la pazienza sarà esaurita. Ci sarà l’armageddon dei partiti. L’italiano vorrebbe evitare di perdere le staffe, ‘lasciatemi votare’ pensa ‘lasciatemi votare e fatemi scegliere il futuro che voglio per il Paese. Non tirate troppo la corda’. Non provocate oltre il popolo”. E rivisitando la canzone di Toto Cutugno “L’italiano”, i pentastellati scrivono: “Lasciatemi votare con la matita in mano lasciatemi votare un programma serio e sano Lasciatemi votare perché ne sono fiero sono un italiano un italiano vero”. (Askanews)
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Una nuova componente di sinistra forte del 6,5% dei consensi e un leader a sorpresa e in ascesa. Alla vigilia dell’assemblea del Pd che potrebbe sancire la scissione e la nascita di una nuova entità, un sondaggio Ipsos mostra quanto varrebbe un partito di esuli del Pd dai nomi altisonanti (D’Alema, Bersani, Emiliano, ecc.) e rivela che Paolo Gentilloni è il leader più popolare, cresciuto di otto punti in due mesi fino a raggiungere il 43%, dieci punti sopra il grillino Luigi Di Maio secondo nella ‘classifica’.
Un potenziale da 6,5%. Ma molte incognite ancora in campo
Il Corriere della Sera pubblica un sondaggio Ipsos in cui la nuova forza di sinistra, già testata due settimane fa, registra una crescita di consenso dal 3,7% al 4,3% sul totale degli elettori (6,5% sui voti validi). Se però si aggiungono gli elettori potenziali – cioè quelli che, sebbene dubbiosi, non escludono di poterla votare (2%, che diventa il 3% dei voti validi) – il consenso passa dal 5,6% al 6,3%. Secondo il sondaggio, però, solo la metà dell’elettorato potenziale (3,2%) proverrebbe dal Pd mentre gli altri dall’astensione, da altre liste di sinistra e dal M5S.
Dai dati raccolti nel sondaggio, risulta che le vicissitudini dei principali partiti – la crisi della giunta M5S a Roma e la situazione di forte conflitto all’interno nel Pd e le molte schermaglie nel centrodestra – non influenzano la popolarità dei principali leader politici con un’unica, significativa, eccezione: Paolo Gentiloni. Mentre tutti i leader restano stabili in popolarità, nell’ultimo mese il premier ha visto salire i suoi consensi dell’8% (passando dal 35% a 43%) consolidando la sua posizione in vetta al gradimento, distanziando di 10 punti Di Maio (stabile al 33%), Renzi (in calo al 32% dal 35%) e Grillo (in calo dal 31% al 29%).
Come scrive Nando Pagnoncelli, “l’aumento di Gentiloni è da ricondurre, come già osservato, sia allo stile di governo e di comunicazione, sia alla domanda che molti cittadini esprimono di ‘decantazione’ del clima infiammato che aveva caratterizzato i tempi recenti”.
Nel prossimo futuro i cambiamenti più importanti potrebbero riguardare il centrosinistra, anche per la presenza di Campo Progressista, la lista promossa da Giuliano Pisapia.
La battaglia per conquistare gli indecisi
Secondo Pagnoncelli, la battaglia si combatterà sul canmpo degli astensionisti e degli indecisi, la cosiddetta “area grigia” che da tempo rappresenta “il primo partito” e oggi si attesta al 34,1%. “Le loro motivazioni di astensione, come pure gli interessi e le istanze di cui sono portatori e il loro rapporto con la politica, sono molto disomogenei. Ma se prevale la politica politicante, considerata autoreferenziale e distante dal Paese, e se i messaggi agli elettori rappresentano poco più che un tweet, appare difficile recuperare gli astensionisti” conclude il sondaggista. (AGI)
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