USA, voto popolare: 2,5 milioni di preferenze in più per Clinton. Washington Post: “complotto di hacker dalla Russia”

Hillary Clinton ha superato di oltre 2,5 milioni di voti il concorrente e neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo riporta il New York Times nel giorno …

Hillary Clinton ha superato di oltre 2,5 milioni di voti il concorrente e neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo riporta il New York Times nel giorno in cui parte il riconteggio dei voti in Wisconsin. Operazione che sarà estesa anche a Pennsylvania e Michigan.

La cifra di 2.526.184 voti è cinque volte maggiore della differenza in termini di voto popolare che aveva separato il democratico Al Gore e il repubblicano George Bush (eletto presidente) nel 2000. E rappresenta un vantaggio che è superiore a quello ottenuto nella storia da almeno dieci presidenti.

Hacker russi dietro i fake della Clinton, Washington Post sposa la tesi del complotto

La lunga mano della Russia dietro la campagna denigratoria sui social che tanto ha danneggiato Hillary Clinton nella sua battaglia perduta contro Donald Trump: l’accusa è pubblicata oggi in prima pagina dalla Washington Post. Mentre il fronte democratico cerca di convincere Hillary Clinton a chiedere il riconteggio in tre Stati e la candidata verde Jill Stein ha già abbondantemente raccolto la cifra per farlo, spunta un’altra ombra sulle presidenziali Usa dell’8 novembre.

Usa, elezione Trump: la verde Jill Stein ottiene riconteggio voti in tre Stati. Cambierà il risultato?

“Trolls a lavoro per danneggiare la Clinton”

Un gruppo di ricercatori indipendenti che ha studiato attentamente l’alluvione di false notizie circolate durante la campagna e che alla fine hanno agevolato la vittoria di Trump, hanno dimostrato che la propaganda russa ha messo in piedi e ha diffuso una serie di articoli fuorvianti con l’obiettivo di danneggiare la Clinton e aiutare il candidato repubblicano. I russi hanno utilizzato una serie di sofisticati strumenti per spingere Donald Trump e affossare Hillary Clinton.

Attraverso varie piattaforme, punta il dito il giornale americano, hanno attaccato la democrazia americana in un momento in cui era particolarmente vulnerabile. Trolls hanno rilanciato e amplificato le posizioni dei siti di estrema destra che ritraevano la Clinton come un’imbrogliona al soldo della finanza internazionale e intenta a nascondere i suoi gravi problemi di salute. Lo sforzo propagandiscono ha anche cercato di amplificare la presenza di tensioni internazionali e paventare il rischio di imminenti ostilità con Mosca.

Perché in molti pensano che gli hacker russi abbiano fatto vincere Trump (e la Clinton può ancora fare ricorso)

I ricercatori

Sono due i team di ricercatori indipendenti che sostengono di aver trovato le prove che i russi hanno sfruttato le piattaforme tecnologiche americane. Ovviamente i ricercatori non hanno fornito prove decisive del fatto che la campagna russa sia stata decisiva per le elezione di Trump, ma la campagna rientra in una strategia che alla fine è risultata molto efficace, avendo raggiunto l’obiettivo di inculcare in molti la sfiducia verso la democrazia americana e nei suoi leader.

“Vogliono minare la fiducia verso il governo americano e i suoi interessi“, ha detto Clint Vatts, del Foreign Policy Research Institute, che insieme a altri due ricercatori studia la propaganda russa dal 2004. “Era il loro modello di riferimento durante la Guerra fredda, il problema è che prima dell’epoca dei social media era tutto più difficole da realizzare.

Oltre 15 milioni di americani attirati dalla propaganda russa

Tutto è elencato in ‘Trolling for Trump: how russian is trying to destroy our democracy‘, rapporto apparso su un blog dedicato alla sicurezza nazionale intitolato War on the Rocks. L’altro gruppo che si è occupato dei fake si chiama PropOrNot e pubblicherà oggi i risultati delle sue ricerche, una parte dei quali sono stati anticipati anch’essi dal Washington Post. Il gruppo ha individuato più di 200 siti web che hanno rilanciato la propaganda russa durante le elezioni, attraendo almeno 15 milioni di americani su Facebook. Le storie propagate dalla disinformazone russa sono state rilanciate più di 213 milioni di volte.

Alcuni di coloro che hanno fatto da cassa di risonanza erano parte integrante della propaganda, ma altri erano ‘utili idioti’, collaboratori inconsapevoli. Alcune di queste storie sono state originate da media ormai conosciuti a livello internazionale come Sputnik o Russia Today, che si presentano con lo stile e il tono di organi di informazioni indipendenti, ma a volte pubblicano storie fuorvianti o amplificano storie che già circolavano in rete, identificandole come trendy topics e a volte sono addirittura finiti sui mainstream della stampa americana.

La velocità e il coordinamentro di questi sforzi hanno consentito a queste notizie di competere con quelle tradizionali in fatto di audience. Uno dei primi e più allarmanti tweet, quando la Clinton fu colta da un malore l’11 settembre durante la cerimonia di commemorazione Ground Zero, arrivò dai trolls russi. (AGI)

Fonti:

Washington Post – Russian propaganda effort helped spread ‘fake news’ during election, experts say

Trolling for Trump: how russian is trying to destroy our democracy

Is It Propaganda Or Not?

 

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4 commenti

  1.   

    Con tutta la stampa mondiale schierata con la Clinton pensano che abbia perso le elezioni per colpa di qualche hacker russo? E’ ridicolo solo il pensarlo. Dovrebbero dire che nonostante tutta l’infinita campagna mediatica contro Trump, lui è riuscito a vincere ugualmente, segno evidente di quanto marcia fosse l’immagine della signora Clinton e di quanto danno ha fatto e si apprestava a fare. A volte il cercare delle scuse o dei pretesti aggrava la situazione, perchè mette in evidenza ancor più la falsità delle intenzioni, ma evidentemente i media eterodiretti ritengono che il popolo bue non sia in grado di analizzare e soprattutto di pensare…..

  2.   

    Washington post fonte affidabile come il suo proprietario Jeff Bezos  incallito sostenitore della immacolata  Hillary Clinton

  3.   

    Sento stridere i vetri. Nessuno può cambiare la brutta fama di killary miei cari. Non servono gli hacker russi quando si hanno gomiti insanguinati e si parla da guerrafondaio. La novità per i dem redical-chich usa sarebbe far eleggere un bel adolfino in gonnella, una giovanna d’arco yankee per cui mandare a combattere qualche nuovo esercito di marines. Se prossimamente non trovano una donna a misura, proveranno anche con i trans. Vedo che negli States vanno per la maggiore, da noi nella tv di stato si vede sempre più spesso il rientro di Marrazzo. Quelli che controllano le minigonne alle veline e alle miss italia non badano a certe cose, oppure sono proprio quelle che preferiscono. Quando le popolazioni, a qualsiasi latitudine, sentono odore di guerra normalmente fuggono, se non li hanno già plagiati con un pazzo e con buone restrizioni economiche, a noi manca solo la scelta del pazzo o della pazza.

  4.   

    una democrazia che ha fallito la sua piu’ alta missione costituzionale, se il candidato vincente ha 2.500.000 voti in meno rispetto al candidato perdente. Inaudito, a mio modesto avviso. Una castrazione della sovranita’ popolare senza precedenti nelle cosiddette democrazie dell’Occidente. Sento puzza di restaurazione autoritaria.