di Mario Di Vito
C’era anche la senatrice Ester Mieli lo scorso 10 maggio a Casa Italia, il circolo di Fratelli d’Italia finito al centro della bufera dopo l’inchiesta «sotto copertura» di Fanpage mandata in onda da Piazzapulita su La7 la settimana scorsa.
Una presenza che non è passata inosservata tra i suoi colleghi della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, di cui Mieli è vicepresidente. E che avrebbe causato una certa irritazione anche a Liliana Segre, che di quella commissione è presidente e simbolo. Una vicenda imbarazzante che si inserisce in un contesto grave, tra i militanti di Gioventù nazionale che si scambiano Sieg heil!, che inneggiano al ventennio, che ricordano con affetto e nostalgia i bei tempi dello stragismo nero, che passano le loro giornate tra un Boia chi molla e un Presente! ai camerati morti. Tutto sotto l’egida di Flaminia Pace, astro nascente meloniano, capa di Casa Italia, ripresa da Fanpage mentre spiega cosa vorrebbe scrivere sulla scheda elettorale delle europee: «Tre volte duce».
COSA CI FACEVA, dunque, la senatrice Ester Mieli, peraltro ex portavoce della Comunità ebraica di Roma, con queste persone? Le voci si rincorrono e arrivano anche dalle parti di Fratelli d’Italia, dove qualcuno avrebbe cominciato anche a pensare a una exit strategy, cioè a mandare via Mieli dalla Commissione Segre, magari seguendo la formula aurea promoveatur ut amoveatur. Un secondo di video, quello in cui Mieli appare sorridente mentre entra a Casa Italia, che diventa così un brutto incidente, per così dire. E del resto era stata proprio Mieli, lo scorso gennaio, a dire al Corriere della Sera che «in Fratelli d’Italia non c’è alcuna nostalgia del fascismo». Dunque l’inchiesta di Fanpage l’avrà di certo fatta inorridire, anche se non sin qui non risultano sue prese di distanza né parole di condanna per la rassegna di «nostalgie» messe in scena dalla giovanile del partito della premier. Ambientino, peraltro, frequentato spesso e volentieri anche da tanti «adulti» di FdI, a partire dalla sorella d’Italia per eccellenza, Arianna Meloni.
INTANTO, oggi, il caso approderà ufficialmente alla Camera: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi andrà in aula per rispondere all’interrogazione del Pd che chiede di intervenire «per impedire ogni forma di propaganda legata al fascismo, alla sua apologia» e poi pure per sapere se sia vero oppure no che «che all’interno dell’organizzazione politica giovanile di cui in premessa operino volontari del Servizio civile universale, in palese violazione della legge». Altro dettaglio che a questo punto appare tutt’altro che secondario: la senatrice Ester Mieli siede anche nella Commissione difesa, le cui competenze riguardano, tra le altre cose, proprio il Servizio civile universale. Risuonano dunque le parole di Pace al riguardo, sempre contenute nel video di Fanpage: «Dal prossimo anno avremo un altro tipo di entrata che ci deriverà dal servizio civile. I soldi vengono dallo Stato». Come? ««A ogni ragazzo per fare questo volontariato vengono dati 500 euro al mese. Che cosa dobbiamo fare per fare il servizio civile? Nulla. Dei 500 euro si gradisce una buona offerta…».
ECCO DUNQUE che, oltre agli orrori nostalgici, emerge un’opaca questione di finanziamenti: si sa, del resto, che la politica non funziona senza soldi e il tema è all’ordine del giorno per ogni organizzazione che intenda muoversi sul territorio. Tanto più se, come Gioventù nazionale, dispone di grandi e dispendiose sedi che in un modo o nell’altro vanno pur mantenute.
SULLO SFONDO, va da sé, resta la questione della giovanile del primo partito della maggioranza di governo che inneggia apertamente al fascismo. Il dem Matteo Orfini batte sul punto e chiama in causa Meloni in persona: «Deve chiarire, deve dire se prende le distanze, se commissaria l’organizzazione giovanile del suo partito, deve prendere le distanze dai dirigenti suo partito che sono collaterali a quello che accadeva. È il minimo per chi ha giurato sulla Costituzione».
Segue così una richiesta di informativa urgente della premier avanzata insieme da Pd e M5s. Dalle parti di Avs a farsi sentire è Peppe De Cristofaro, che cita l’inchiesta di Fanpage e la mette in relazione con gli atti vandalici che nei giorni scorsi hanno colpito la tomba di Enrico Berlinguer e il monumento a Giacomo Matteotti. «Un brutto clima e rigurgiti fascisti attraversano l’Italia riportandoci ad un periodo buio che pensavamo non tornasse più – sostiene De Cristofaro -. Occorre reagire, serve una grande risposta democratica e costruire un fronte democratico ampio a partire dalla manifestazione di oggi per la difesa della Costituzione antifascista e dell’unità d’Italia».
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Il Manifesto, che ringraziamo, con il titolo Giovani meloniani, ombre su Ester Mieli