(WSC) ROMA – “Non ci penso proprio” a fare il leader di un partito, “sarebbe come dichiarare la chiusura della Cgil”, dice il segretario Landini in un colloquio con la Stampa. Tuttavia ammette che se ne parla ed è pronto “a scendere in campo per non lasciare il campo a nessuno”.
“C’è un vuoto politico, una rottura fra lavoro e politica, è la prima volta”. Ha accolto Draghi con favore, ma – dice – “non sta producendo riforme, o almeno quelle che vogliamo noi, in chiave sociale; si muove in senso opposto. Non ci ascolta. Mai coinvolti, al massimo informati”.
“Ma non ci penso proprio”. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, intervistato da Lucia Annunziata sulla Stampa, smentisce così le voci che lo vedrebbero in campo entro l’autunno con un ruolo politico: “Sarebbe come dichiarare la chiusura della Cgil”. In ogni caso, riconosce Landini, anche se non pensa a fare un partito, la Cgil è capace di mobilitazione politica. Però ammette che se ne parla ed è pronto “a scendere in campo per non lasciare il campo a nessuno”.
Se non c’è nulla di fondato nelle voci, perché – gli viene chiesto – se ne parla tanto? “C’è un vuoto politico, una rottura fra lavoro e politica, ed è la prima volta, se ci si pensa – risponde -. In Parlamento c’è sempre stata una rappresentanza anche del lavoro. Il nostro mondo ha bisogno di una rappresentanza, è chiaro. Del resto questa rottura è il tema del nostro Congresso”.
Ammette di aver accolto con favore Draghi: “Sono stato tra chi non voleva andare a votare, e ho visto con favore che venisse messo in pista un uomo della sua autorevolezza, che per altro regge ancora oggi. Ma contro di lui, nel dicembre 2021 abbiamo fatto con la Uil uno sciopero generale, tutto politico. Infatti, non sta producendo riforme, o almeno quelle che vogliamo noi, in chiave sociale; si muove anzi in senso inverso. E non ci ascolta. Mai coinvolti, al massimo informati”. Per martedì è previsto un incontro: “L’ultima volta che siamo stati convocati è stato il due maggio, ed ora il 12. Questo è quanto”.