Secondo uno studio condotto dall’Università della California, Barkley e Copenaghen, l’Italia perde il 16% delle proprie entrate fiscali a causa dei paradisi fiscali presenti all’interno dell’Ue, contro un 3% di quelle causate dai tax havens extra Unione europea.
La Commissione europea sta pensando di dar vita a una lista nera dei paradisi fiscali interni all’Unione europea.
Questa l’ipotesi accennata da Valdis Dombrovskis, vicepresidente per gli affari economici e monetari dell’Ue, durante l’audizione di ieri al Parlamento europeo.
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Dombrovskis ha infatti sottolineato come sia «importante applicare gli stessi standard (fiscali) anche nell’Unione europea». Il riferimento è ai criteri di trasparenza fiscale, adesione ai Beps ed eliminazione dei regimi fiscali considerati dannosi, che sono stati applicati dal Gruppo del codice di condotta per stilare la lista dei paradisi fiscali, extra Unione europea, in questi anni.
Anzi, per Dombrovski all’interno dell’Ue «dovremmo avere degli standard ancora più rigorosi».
Affermazioni che segnano una chiara discontinuità rispetto a Pierre Moscovici.
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Quest’ultimo aveva sempre rifiutato anche solo l’idea di poter ideare una lista dei paradisi fiscali presenti all’interno dell’Ue. E la motivazione era che tutti gli stati membri risultano essere compliant dal punto di vista fiscale. Tesi sostenuta anche più volte da Jean-Claude Juncker in diverse audizioni presso le commissione speciali: Pana e Tax3.
Affermazione smentita però più volte da diversi studi, ultimo in ordine cronologico, quello condotto dall’Università della California, Barkley e Copenaghen, che ha evidenziato come l’Italia perda il 16% delle proprie entrate fiscali a causa dei paradisi fiscali presenti all’interno dell’Ue, contro un 3% di quelle causate dai tax havens extra Unione europea.