Indicazioni stradali per i camerati del generale Vannacci in marcia: sul volantino che avete nelle giubbe, l’indirizzo è sbagliato. Il luogo del primo raduno nazionale di domani non è in Strada Bagni 2, ma qualche chilometro più giù, dopo il curvone, davanti al ristorante «La Felicetta». Basta lasciarsi le Terme dei Papi alle spalle e seguire il profumo dell’abbacchio alla scottadito (specialità locale).
Vietato indugiare. Come diceva Lui (il capoccione pelato, non Vannacci): «Fermarsi significa retrocedere».
Grottesche allegorie cinematografiche: anche in una scena cult del film «Vogliamo i colonnelli» (1973, regia di Mario Monicelli, con uno strepitoso Ugo Tognazzi/onorevole golpista), i paracadutisti del colonnello Barbacane, per colpa di indicazioni errate, invece che sull’aeroporto di Fiumicino, finiscono su un pollaio di Maccarese. Ma vabbé. Qui, invece, all’Arena Centro Sportivo Bullicame, andrà tutto bene. Forse. Sperano. Vedremo. Perché per il generale Vannacci è arrivato il momento di contare le truppe sul campo, dopo averle contate, trionfalmente, nelle urne (quasi 560 mila preferenze alle ultime Europee: è lui l’uomo — anzi, il personaggio — che ha aiutato la Lega, e Matteo Salvini, a non crollare).
Il generale nutre, legittimamente, ambizioni politiche enormi. Il sospetto che possa aver usato il Carroccio per un breve passaggio strategico e che adesso sia pronto a fondare un partito tutto suo e di destra, ma di una destra radicale, senza equivoci, ha ormai smesso di essere un sospetto: siamo dentro una certezza sostenuta da indizi concreti. Questa adunata, che si concluderà giovedì sera con una intervista-show, rappresenta perciò un passaggio fondamentale in vista dell’assemblea nazionale fissata il prossimo 23 novembre a Grosseto, dove verranno presentati lo statuto e i regolamenti che cambieranno definitivamente l’identità politica della sua associazione «Il mondo al contrario», dal titolo del pamphlet di cui è autore e che, come forse ormai saprete, ondeggia tra razzismo, negazionismo e omofobia: e però 400 mila copie vendute e almeno altrettante diffuse con file pirata.
Quanti camerati sono attesi? «Sotto il palco ne possiamo ospitare duemila.
Ma poi guardi laggiù, guardi che prato…», dice — forse pensando a Pontida — Umberto Fusco, gentilissimo ex elicotterista ed ex senatore della Lega, fondatore del salvinismo nella Tuscia ai tempi di «Noi con Salvini» (ah, che tempi: poi venne giù tutto al Papeete Beach, un mojito dietro l’altro) e ora presidente di «Noi con Vannacci», costola importante di questa operazione politica ormai in fase avanzata.
Considerate che l’organizzazione della «cosa» vannacciana prevede cinque coordinatori per ognuna delle circoscrizioni elettorali europee, e poi responsabili regionali, provinciali e cittadini. L’arruolamento è gratuito: chi, invece, vuole avere un ruolo più attivo, dopo aver versato la quota associativa di 30 euro, deve rispondere a un questionario online. «Ma io, che ho vissuto l’esperienza grillina, poiché nel 2014 mi candidai con i 5 Stelle al consiglio comunale di San Miniato, poi faccio sempre anche due domande: l’hai letto il libro del generale? Condivi i valori che esprime?»: ecco la voce al telefono del presidente dell’associazione «Il mondo al contrario», il tenente colonnello Fabio Filomeni, che agli inizi della carriera, al 9º Battaglione d’assalto Col Moschin, era addirittura istruttore del generale e oggi è invece il suo aiutante di campo. Pure lui cortese, formale, e ovviamente un filo rigido (solo Vannacci è un funambolo delle parole, del dire e non dire, maestro delle allusioni: fu sublime quella volta sulla spiaggia di Viareggio, quando si presentò con una vestaglietta fru fru che mandò in estasi molti siti gay friendly, scoppiati in un gioioso corto circuito).
Colonnello Filomeni, può spiegare meglio questa paura grillina? «Non vogliamo gente che salga sul nostro carro solo per trovarsi, magari, un posto di lavoro in Parlamento». Dopo aver marciato su Viterbo, marcerete su Roma? «Colgo dell’ironia… comunque sì, certo: abbiamo intenzione di marciare su Roma, democraticamente, e non nel senso storico del concetto». Democraticamente… «Senta: il fascismo è una vostra ossessione, ma si tratta di un’esperienza conclusa 70 anni fa. E poi la storia si studia, non s’interpreta». Lasciamo stare, colonnello. Piuttosto: Roma, Montecitorio, siete pronti a fare un partito? «Siamo pronti ad aggregare tutte le persone che si riconoscono nel nostro essere patrioti». Come procede la campagna di arruolamento? «Ad oggi, abbiamo circa 8 mila persone tesserate. Ma aumentano ogni giorno. C’è gente che arriva da Fratelli d’Italia, dalla Lega…».
Si coglie un certo ottimismo. Vannacci, poi, è proprio euforico. E spavaldo. E sprezzante. Come quando annuncia un dialogo con gli estremisti tedeschi di AfD, il cui leader sostiene che non tutte le SS «erano, automaticamente, dei criminali». «Bah. Io — dice Vannacci — credo sia davvero naturale dialogare con loro, che sono dei veri sovranisti». Poi ci sono anche i trucchetti mediatici: «Ci chiamiamo camerati, perché molti di noi sono ex militari». Oppure c’è il giochino di incrociare, sorridendo, gli indici a formare una X. Il simbolo della Decima Mas. Quelli che strappavano le unghie ai partigiani e poi li impiccavano agli alberi.
E Matteo Salvini? È venuto a Viterbo lo scorso 3 settembre, per la festa di Santa Rosa. Tra grida di evviva, e baci, e segni della croce, c’era anche Vannacci. E ha capito che il camerata, tra la folla, camminava già per conto suo.
Fonte: Corriere della Sera