Di cancro al seno spesso si guarisce, ma ancora si muore: in Italia mille donne al mese. Spesso il tumore metastatizza e viene cronicizzato: ma le cure hanno alti costi. Ed è su questa frontiera che si combatte, sul sottile filo della speranza, confidando nelle nuove terapie. Ha commosso il mondo la vicenda di Elisa Girotto che, volata via a soli 40 anni, ha lasciato 18 regali per accompagnare i compleanni della sua bimba di pochi mesi fino alla maggiore età. Abbattuta, Elisa, da un cancro ‘triplo negativo’ purtroppo non raro (colpisce dalle cinque alle diecimila donne al mese) curabile solo con chemioterapia. Fino a oggi. Perché nel 2018 partirà in Italia, al Pascale di Napoli, una sperimentazione unica al mondo con un nuovo vaccino anticancro.
“L’immunoterapia classica – spiega il professor Michelino De Laurentiis (foto in alto), Direttore Oncologia Medica Senologica, Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli – spesso non funziona perché il tumore della mammella è poco immunogeno a differenza, ad esempio, del melanoma o del cancro al polmone. L’innovativo vaccino si chiama ‘anti-globo H-KLH’ ed è stato sviluppato da una piccola azienda biotech taiwanese che non solo mi ha concesso di effettuare un importante studio in Italia, ma anche di poter avere uno sviluppo autonomo, combinando il vaccino con farmaci immunologici”.
Perché le nuove frontiere di cura vengono percorse con tanta fatica? ” I costi di questi trattamenti sono notevolissimi – spiega De Laurentiis, artefice del progetto – soprattutto nella sperimentazione clinica. E le case farmaceutiche, che non sono da demonizzare, certo non sono aziende ‘non profit’: tutti i farmaci nuovi si prestano a possibili speculazioni. I farmaci a bersaglio molecolare ad esempio costano diverse migliaia di euro al mese per ogni paziente. Noi speriamo che i vaccini costino meno, anche perché si somministrano per un ciclo (tre iniezioni) e poi al massimo serve un ‘richiamo’; non lavorano come la chemioterapia che funziona solo finché resta nell’organismo e quindi va infusa in maniera continuativa nelle forme metastatiche”.
Anche a Torino si lavora per vincere la corsa contro il famigerato ‘triplo negativo’.
Silvia Giordano (foto), senior group leader del Laboratorio di oncologia molecolare all’Irccs (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico) con sede a Candiolo (To) e Ordinario di medicina all’Università di Torino, è ottimista: “Uno studio sostenuto dall’Associazione per la ricerca sul cancro ha individuato una molecola in grado di trasformare il triplo negativo in una forma più curabile. Si chiama miR-100 e ha un ruolo importante nel controllare l’attività delle cellule staminali tumorali, responsabili delle recidive. Nelle cellule staminali di tumori tripli negativi la quantità di miR-100 è ridotta”, spiega la ricercatrice piemontese . “Riportandola a livelli normali, il tumore si trasforma e risponde alla terapia ormonale anti-estrogenica”.
I costi bloccano la ricerca? “No, anzi – risponde la professoressa Giordano – questa molecola dal punto di vista farmacologico sarebbe un affarone. Anche perché l’innovativa immunoterapia, che quando funziona lavora molto bene, ha costi altissimi. La difficoltà sta nel trovare bersagli molecolari efficaci. Andiamo avanti a piccoli passi, siamo ancora in fase di sperimentazione pre-clinica, e i tempi sono lunghi”.
di Rossella Minotti