Sbirciare per 6 miliardi di anni luce attraverso lo spazio profondo e ricavarne una immagine mai così nitida e dettagliata del ‘cluster’ di galassie denominato Abell 370, questo il nuovo sbalorditivo risultato del telescopio Hubble divulgato da Esa.
Abell 370 fa parte del programma astronomico “Frontier Fields” il cui obiettivo è usare grandi agglomerati di galassie per studiare i misteri della materia oscura e le origini dell’Universo.
Con l’incremento del tempo di osservazione è aumentata la profondità dell’immagine tanto da rendere visibili oggetti più lontani e dalla luminosità più tenue: il comunicato di Esa che conclude il programma “Frontier Fields” parla di “frontiera finale” e in effetti la porzione di cielo in questione si trova nella costellazione della Balena, visibile dall’emisfero australe alla distanza siderale di 6 miliardi di anni luce.
Già alla metà degli anni 80 immagini ad alta risoluzione avevano suggerito che il curioso arco luminoso visibile nella parte sinistra in basso dell’immagine non fosse semplicemente una struttura del ‘cluster’ ma un vero e proprio fenomeno astrofisico.
Hubble ha consentito di chiarire che questo arco è il risultato di due immagini distorte di una normale galassia che si trova dietro Abell 370, dove “dietro” significa a una distanza doppia rispetto a quella che ci separa dallo stesso ‘cluster’.
L’enorme campo gravitazionale di Abell 370 piega lo spaziotempo che lo circonda distorcendo e amplificando la luce proveniente dalle galassie sullo sfondo. Questo effetto è tradotto nella spettacolare immagine che vi proponiamo in una serie di striature e archi che si curvano intorno al centro dell’immagine.
Insomma questi enormi agglomerati di galassie funzionano un po’ come “telescopi naturali” che consentono agli astronomi di gettare lo sguardo oltre, verso l’infinito e dunque l’infanzia stessa dell’Universo, a poche centinaia di milioni di anni dal Big Bang quando lo spazio era oscuro, opaco e pieno di idrogeno.
L’analisi di enormi agglomerati di galassie come Abell 370 fornisce informazioni utili anche per capire la distribuzione della materia oscura nelll’Universo. Abell 370 per esempio contiene due grandi, distinti grumi di materia oscura che confermano l’ipotesi degli astronomi che il ‘cluster’ sia in realtà il risultato della fusione di due agglomerati galattici più piccoli.
Con questa straordinaria immagine di Abell 370 si è chiuso il programma di osservazioni denominato “Frontier Fields” e gli astronomi possono adesso fruire di un ampio set di dati per analizzare i “cluster”, gli effetti di distorsione gravitazionale e le galassie primordiali visibili grazie a questo effetto di ingrandimento.
nerio
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Bellissimo, ci fa’ capire bene quanto siamo piccoli. Ma piccoli piccoli è, i microbi a confronto son esseri enormi nella posizione che occupano nel nostro mondo.
I Francesi possono votare quel che vogliono con estrema tranquillità. Non turberanno nemmeno un micromillimetro dei miliardi di miliardi di Kilometri che inconsapevolmente ci portiamo dentro… e di cui siamo composti.