Le elezioni negli Stati Uniti sono un vero e proprio tormentone, che rende le scommesse politiche un argomento di dibattito… ancora una volta. Per anni, i prediction markets sono stati tenuti d’occhio per il loro potenziale di cambiamento della realtà che dovrebbero riflettere, un’idea nota come “riflessività”. I cambiamenti sociali stanno amplificando questo potenziale, scrive Bloomberg Opinion, e ora siamo più inclini a fidarci della “saggezza delle folle”.
A volte, però, queste “folle sagge” corrispondo a malapena ai giocatori di una squadra di calcio. Dal 1° settembre, più di 102.000 utenti di Polymarket hanno scommesso su una vittoria di Trump o Harris, facendo salire le probabilità del primo al 66,4% questa settimana. Ma quasi la metà del volume totale di acquisti proviene dallo 0,7% di tutti gli account. Tra questo sottoinsieme, il 16% delle scommesse è riconducibile a sole 10 “balene”, cioè gli account di pochissimi grandi trader che scommettono su Trump per i loro interessi, il fine di influenzare con pochi bet un mercato minuscolo.
Ciò dimostra che questo mercato, che ha funzionalità per le elezioni politiche, le gare sportive e altri eventi, è totalmente manipolabile ed è di fatto manipolato perché poco liquido. Nonostante ci siano parecchi dubbi anche sulla capacità predittiva dei sondaggi svolti dagli istituti di opinione specializzati che chiedono ai probabili elettori come voteranno, di sicuro i prediction markets sono di gran lunga meno affidabili.
La media dei sondaggi sulle elezioni presidenziali del 5 novembre dà al momento i due candidati, Harris e Trump, esattamente alla pari, con un margine di errore di circa il 3 per cento. Quindi in teoria ambedue potrebbero aspirare a vincere. Elezioni difficilissime.
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