(WSC) NEW YORK – Gli ultimi sondaggi forniscono un’immagine di Donald Trump in difficoltà, dopo l’ondata di proteste in tutta l’America seguita all’omicidio di George Floyd.
In Texas, una roccaforte repubblicana che Trump ha vinto per ben nove punti nelle presidenziali del 2016, un sondaggio di Quinnipiac pubblicato ieri mostra Trump in un pareggio statistico con Joe Biden, per 44% a 43%.
I sondaggi della Fox News di ieri dicono che Trump è calato malamente in Wisconsin (Biden 49%, Trump 40%) ed è statisticamente in un tie (pareggio) in Ohio (Biden 45%, Trump 43%), e questi sono due stati da vincere per prevalere alle presidenziali di novembre.
In Arizona, uno stato altalenante in questo scorcio del 2020 che Trump ha vinto di tre punti nel 2016, un sondaggio della Fox News mostra Biden in vantaggio sull’inquilino della Casa Bianca (46% a 42%).
Il più terribile clima politico della sua presidenza
Altro fattore importante, il crollo della base cosiddetta religiosa. A marzo, quasi l’80% degli evangelici bianchi aveva dichiarato di aver approvato l’operato di Trump come presidente, secondo il Public Religion Research Institute (PRRI). Ma alla fine di maggio, con il paese scosso dalle divisioni razziali alimentate dall’atteggiamento incendiario della Casa Bianca, il favore per Trump tra gli evangelici bianchi è crollato di 15 punti percentuali al 62%, secondo un sondaggio del PRRI appena pubblicato.
Ciò è coerente con il calo che altri sondaggi (vedi sopra) hanno rivelato di recente. Tra i cattolici bianchi, lo stesso sondaggio ha anche riscontrato che la sua approvazione è diminuita di 27 punti da marzo.
Il calo nei sondaggi rispecchia il fatto che il presidente Trump sta affrontando il più terribile clima politico della sua presidenza, il favore degli americani nei suoi confronti scende rapidamente dal Texas al Wisconsin e nei principali stati dove la battaglia con Biden sarà più accesa, soprattutto tra la sua base di elettori religiosi e anziani.
Fonti del partito repubblicano additano il modo in cui Trump ha gestito e sta gestendo i disordini e le proteste in tutta la nazione, inclusa la foto op con la Bibbia in mano, affrettata e male organizzata, alla chiesa di San Giovanni vicino alla Casa Bianca.
Tutto ciò rende lo staff repubblicano molto più preoccupato per le possibilità di rielezione a novembre di quanto non accadesse una settimana fa.
Ieri, ammettono i consiglieri, è stato indiscutibilmente un giorno brutale per il presidente più impulsivo, incolto e divisivo che la storia politica americana ricordi.
Il Pentagono dice no al presidente
L’attuale segretario alla Difesa, Mark Esper, ha colto alla sprovvista la Casa Bianca rompendo formalmente con Trump durante una conferenza stampa in cui il capo del Pentagono ha affermato che non è affatto d’accordo con l’appello all’Insurrection Act, la legge del 1807 che consente al presidente di usare truppe di servizio attivo dell’esercito sul suolo americano.
Trump, dicono le voci di Washington, si è infuriato per il fatto che Esper ha addirittura letto da un foglio le sue osservazioni, dimostrando di non voler fare errori e di dire esattamente quel che voleva dire: il Pentagono dice no al presidente.
Infine l’ex segretario alla Difesa, il generale in pensione del Corpo dei Marines James Mattis, in un’intervista pubblicata da The Atlantic, è stato durissimo, descrivendo Trump come “un cattivo leader, divisivo e che sta facendo a pezzi l’America“.
“Ho visto svolgersi gli eventi di questa settimana, ero arrabbiato e sconvolto”, ha detto Mattis nella sua dichiarazione a The Atlantic. “Dobbiamo respingere e chiedere che siano ritenuti responsabili coloro, con una carica elettiva, che si fanno beffe della nostra Costituzione”.