Il giorno dopo l’appello di Ursula von der Leyen, che ha promesso un piano industriale per incrementare la produzione di armi e munizioni, il Parlamento europeo fa quadrato: l’Ue deve assicurare una «regolare fornitura di aiuti militari all’Ucraina per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria per la vittoria dell’Ucraina». Non solo per «difendersi dagli attacchi russi, ma anche per riconquistare il pieno controllo di tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale». Per farlo, gli Stati dovrebbero destinare al sostegno mili tare per Kiev «almeno lo 0,25% del Pil» in modo da garantire «la fornitura continua, sostenuta e in costante aumento di tutti i tipi di armi convenzionali».
La risoluzione unitaria – sottoscritta dai principali gruppi a Strasburgo – è stata approvata con una larghissima maggioranza: 451 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astenuti. Tra i “no” figurano l’intera delegazione del Movimento Cinque Stelle, gli ex M5S Pedicini e D’Amato (ora nei Verdi), gli orbaniani di Fidesz e parte della sinistra. Hanno invece votato a favore tutti gli altri partiti italiani, compresa la Lega, tranne l’ex sindaco di Adro, Oscar Lancini, che si è astenuto.
«Nel testo manca un invito all’apertura dei negoziati di pace e per mettere fine al conflitto l’unica opzione offerta rimane quella bellicista», hanno spiegato in una nota gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle, giustificando così la loro opposizione a un testo che «rappresenta un invito alla corsa al riarmo e all’escalation della guerra» e che però è stato fortemente sostenuto dal Partito democratico, vale a dire dalla forza politica che con il movimento di Giuseppe Conte sta cercando di cementare un’alleanza.
A mettere il dito nella piaga ci ha subito pensato Nicola Procaccini, esponente di Fratelli d’Italia e copresidente del gruppo Ecr: «Sono bastate 48 ore e un voto a Strasburgo per dividere l’improbabile Campo Largo tra Pd e M5S. Il Parlamento europeo ha votato compatto a favore di un fermo sostegno dell’Ue all’Ucraina e il M5S ha dimostrato ancora una volta di essere l’unico partito filo Putin».
Che sulla politica estera, in particolare sulla guerra in Ucraina, Pd e 5 stelle parlino due lingue diverse non è certo una novità. Anzi, di solito è il primo argomento citato da Conte per marcare la distanza con Elly Schlein e sottolineare la difficoltà di costruire un’alleanza strutturale con i dem, definiti solo un mese fa «un partito bellicista».
Anche ieri, dopo il voto a Strasburgo, il presidente M5s ha scritto un post sui social per rivendicare di essere «l’unica forza politica italiana nel Parlamento europeo ad aver votato contro una risoluzione che prevede espressamente «che l ‘obiettivo principale» per porre fine al conflitto russo-ucraino sia che «l’Ucraina vinca la guerra contro la Russia».