Il 2023 è stato un «anno molto difficile per l’economia tedesca», commentavano ieri gli economisti di DZ Bank, un’economia colpita da numerosi fattori interni ed esterni: inasprimento della politica monetaria nell’area dell’euro e, a livello mondiale, crisi energetica e alta inflazione (+5,9% anno su anno), calo dei consumi delle famiglie e del settore pubblico, aumento dei costi per l’industria ad alta intensità energetica e frenata degli investimenti nell’edilizia, meno domanda interna ed esterna e crollo di fiducia delle imprese, crescenti tensioni geopolitiche. Il Pil tedesco nel 2023 ha sofferto di tutto questo e si è contratto dello 0,3%, il primo anno di Pil negativo dalla crisi pandemica del 2020 dopo il +3,2% del 2021 e +1,8% del 2022. Questo stesso calo, lo 0,3%, ha segnato il quarto trimestre dello scorso anno, in base alle stime preliminari pubblicate ieri dall’Ufficio federale di statistica Destatis: un finale d’anno in contrazione che sta già compromettendo l’avvio dell’anno, oscurato dai timori di escalation del conflitto tra Hamas e Israele. Il grande punto di domanda resta dunque aperto sul Pil 2024: gli economisti tedeschi non sono unanimi nel loro verdetto sull’andamento della crescita o decrescita tedesca. L’anno inizia con un’economia debole e il Pil potrebbe confermare il segno negativo nella prima metà dell’anno e troppo debole il segno positivo nel secondo semestre, colpa dell’aggravante del ripristino del freno sul debito pubblico. Tuttavia altri economisti più ottimisti non escludono il Pil in crescita nel 2024 e il ritorno dello slancio post-pandemico grazie a un’inflazione verso il target del 2%, potere d’acquisto delle famiglie in recupero in virtù di solidi aumenti salariali, e una riduzione delle tensioni geopolitiche. Il 2023 getta comunque un’ombra sulla capacità dell’economia tedesca di rialzare la testa, in tempi cupi per la globalizzazione e il commercio mondiale, per i costi esorbitanti della transizione ecologica e della neutralità climatica programmata per il 2045 in Germania, per le incognite della rivoluzione dell’intelligenza artificiale e della e-mobility. Il 2023 rischia di diventare uno spartiacque dopo l’era 2012-2022, perché in questi undici anni in cui l’economia tedesca è cresciuta in media dell’1,2% come ha ricordato ieri Destatis, c’è stato solo l’anno pandemico 2020 con Pil in contrazione del 3,8%. Resta da vedere se nel 2023 la decrescita si rivelerà causata solo da nuove crisi multiple, o se invece dall’anno scorso l’economia tedesca avrà iniziato a soffrire di mali strutturali ai quali la coalizione inedita di tre partiti Spd-Verdi-Fdp al governo non riesce a mettere riparo. Ieri il capo economista di Commerzbank Jörg Krämer ha confermato una previsione negativa: «il Pil continuerà a contrarsi nel primo trimestre 2024. Prevediamo un’ulteriore contrazione dello 0,3% per l’intero 2024. È preoccupante che l’economia tedesca sia cresciuta a malapena dopo lo scoppio del coronavirus. Si tratta di un fenomeno raro, che ricorda gli anni successivi allo scoppio della bolla del mercato azionario all’inizio del millennio». Per contro, il capo economista di KfW Fritzi Köhler-Geib vede in positivo per l’economia tedesca nel 2024: «Grazie alla forte crescita dei salari reali, è probabile che i consumi privati riprendano a crescere. Insieme alla prevista ripresa della domanda e delle esportazioni, il prodotto interno lordo dovrebbe crescere di circa mezzo punto percentuale. L’inflazione dovrebbe tornare a una media annua del 2% circa. Ciò significa che dopo il periodo di alta inflazione l’atterraggio sarà probabilmente piuttosto morbido anche in Germania».
Fonte: Il Sole 24 Ore